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Quando ciò che vedo è solo una crisi di valori

E' da un po' che non scrivo nel blog a causa dei vari impegni universitari che purtroppo richiedono gran parte del mio tempo. Oggi ho sentito la necessità di scrivere in merito ad un argomento che mi tocca fortemente: il valore ed il rispetto della vita.

Negli ultimi mesi, guardando i telegiornali e leggendo i vari quotidiani, non ho fatto altro che vedere e sentire di persone che si suicidano, di ragazzi che uccidono i propri genitori sol perché non andavano bene a scuola e questo mi ha portato a riflettere su alcune questioni .
Sappiamo tutti il grande periodo di crisi che sta vivendo l'Italia a causa della mancanza di lavoro, di denaro e dalla sempre più elevata presenza di tasse da pagare e per questo si è riscontrata una crescita dei casi di suicidio.
Ho sentito parlare di "una follia generale che si sta diffondendo nel Paese" ma a mio parere non si tratta di follia, si tratta di una reazione a catena scatenata dalla perdita del valore della vita.
Se mettiamo a paragone tutti gli articoli che trattano questo argomento possiamo osservare che hanno tutti una causa comune :"la depressione" spesso associata alla perdita di lavoro, alla presenza di debiti che non si ha la possibilità di estinguere o alla presenza di problemi all'interno della cerchia familiare.
Parlando ,un giorno a tavola, con mia nonna lei mi disse:" Sofi, le persone al giorno d'oggi non sanno nemmeno cosa vogliano dire le parole <<povertà>> e <<miseria>>. Ai tempi della guerra, quando io ero una bambina, per non morire di fame ci mangiavamo la buccia delle patate ed  il pane duro e noi, io, mia sorella ed i miei fratelli, eravamo fortunati perché avevamo un tetto sopra la testa e la possibilità di racimolare sempre qualcosa da mangiare dentro casa. Fuori c'era gente che moriva di fame, che pur di mettere qualcosa dentro lo stomaco si mangiava pure i topi."
Questo esempio, che solo i nonni penso siano in grado di raccontarci, mi ha fatto riflettere a lungo.
Purtroppo siamo una società basata sul lusso, sul consumo, la gente è abituata ad avere tutto, a volere sempre di più ed è per questo che in mancanza di questi beni "materiali" perde la testa, inizia a mancargli la terra sotto i piedi e da lì smette di vivere, o quanto meno perde la voglia di vivere.
Per dirla in termini semiotici,  alla perdita dell'oggetto di valore il soggetto viene esposto alla nascita della passione, che in questo caso è la depressione, fino a raggiunge il suo apice ,che è il momento così chiamato dell'Emozione, il momento in cui la passione prende il sopravvento sulla razionalità, sul corpo, causando il deperimento del soggetto stesso.
Ciò che voglio dire è che la miseria e la povertà, la mancanza di denaro ed il fallimento sono elementi che hanno sempre caratterizzato la società, anche in maniera più forte ed insistente, per cui ciò che realmente manca al giorno d'oggi è il valore della vita, la volontà di viverla.
So che potreste dirmi che ogni situazione è isolata e che se queste cose non si vivono non si possono comprendere, infatti il mio discorso riguarda in linea generale tutti i casi ma ,soprattutto, è ciò che IO penso .
Il secondo argomento di cui volevo parlarvi è il valore del rispetto.
Ancora, leggendo i giornali e guardando i telegiornali ho sentito e letto di casi in cui i figli uccidono i genitori perché vanno male a scuola, perché li mettono in punizione, perché non gli danno i soldi per comprare ciò che vogliono ... La questione mi interessa e mi turba non poco. Oltre ad essere la società del lusso, siamo anche la società della totale non conoscenza della parola <<rispetto>>.
Sarà che sono cresciuta con i miei nonni, quindi con idee e valori che adesso la gente definirebbe "antichi", ma per quel che ricordo a mio nonno bastava uno sguardo per farmi capire che dovevo starmi zitta e filare con la coda tra le gambe in camera mia. I ragazzi ,al giorno d'oggi, non sanno cosa voglia dire il rispetto per i propri genitori anzi aggiungerei che si sono letteralmente invertiti i ruoli : i figli comandano i genitori eseguono, i figli riempiono di schifezze e i genitori abbassano la testa. Sono d'accordo che il metodo hitleriano usato dai genitori in passato sia sbagliato (ma non del tutto eh!) ma oggi assistiamo ad una totale mancanza di metodo . Sia chiaro, la colpa non la do ai ragazzi ma ai genitori che non sono più in grado di compiere i loro doveri. Un confine nella gerarchia tra genitori e figli è indispensabile, un pugno fermo, la presenza di regole sono aspetti fondamentali nella crescita e nell'educazione dei figli. La cosa che più mi infastidisce è proprio il fatto che si siano invertiti i ruoli : abbiamo quarantenni sempre più ventenni con il solo scopo di divertirsi, fare cazzate e con una sola idea in testa " sono ancora giovane e mi devo godere la vita". Si ok ma goderti la vita non vuol dire fare il/la gallo/gallina in discoteca o in  locali frequentati da persone che potrebbero essere i tuoi figli. Goderti la vita non vuol dire far fare ai tuoi figli ciò che vogliono perché questo ti rende un genitore "figo"; e dall'altro lato abbiamo poco più di ventenni convinti di essere quarantenni a cui tutto è dovuto.Non hanno bisogno di portare rispetto perché devono essere gli altri ad avere rispetto nei loro confronti e guai se mamma o papà gli dicono di no!
Il passaggio da una parolaccia ad uno schiaffo è molto veloce ed il confine tra uno schiaffo ed una coltellata è molto piccolo e ne abbiamo dimostrazioni a mai finire nei nostri giornali e telegiornali .

Ancora sento parlare di crisi economica ma io qui vedo solo una crisi di valori e di identità.

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